60 ore disconnessa dal mondo.

60 ore disconnessa dal mondo.

Ho passato 60 ore disconnessa dal mondo. L’ho fatto perchè passiamo buona parte del nostro tempo connessi con un mondo virtuale e disconnessi da noi stessi e ci stupiamo se ci rendiamo conto di non sapere chi siamo o cosa vogliamo.

Ci sentiamo dire “mettiti in ascolto di te stesso, ascolta i tuoi bisogni”. Bello il concetto ma in pratica se siamo assordati dai pensieri e dalle costanti interferenze, come facciamo ad ascoltare? Cellulare, messaggi su social di ogni tipo, e-mail, televisione/Netflix/Prime, Spotify, e-commerce, e tanto tanto altro. Schermi che si illuminano, suonerie, vibrazioni, widget, notifiche, remainder. 

60 ore disconnessa. Da anni seguo Burgs, un insegnante inglese di meditazione che mi piace molto. Lo scorso weekend ho partecipato ad un suo ritiro di meditazione, online, sul tema della “Connessione con il sacro”. E ha incoraggiato a farlo come Silent Retreat, ovvero in silenzio. 

Sono rimasta a casa da sola da venerdì sera a lunedì mattina in silenzio. Insieme a circa 260 persone da tutto il mondo.

Eravamo incoraggiati a spegnere il cellulare, non seguire più le notizie, non vedere film o serie, non ascoltare musica, e soprattutto non rimuginare su tutte le cose da fare. Non riempirsi di cose da fare per compensare l’assenza, ma ascoltare cosa emergeva.

Ho seguito le dirette video di Burgs 2 ore venerdì, 7 ore sabato e 7 ore domenica: intervallava discorsi e meditazioni, con brevi pause. 

Cosa è successo nelle 60 ore disconessa? La mia mente si è manifestata con le sue paure e ansie: dalla paura che fosse successo qualcosa alle persone care, al ricordarsi di dover assolutamente fare una cosa (che invece poteva benissimo essere rimandata).

Ogni tanto mi sembrava di sentire la suoneria o vibrazione del cellulare, che invece era spento e in un cassetto. Ho avuto mal di testa e sentito spossatezza per tutto il tempo, come in una vera disintossicazione, tranne che durante le meditazioni. 

Silenzio. Mente calma. Pensieri più chiari. Cuore ritmato. Ho sentito aprirsi lo spazio dentro di me per sentire di più. Per fare spazio alle emozioni, alle domande e alle risposte. E’ successo che il tempo è rallentato, il cielo era più fermo. E la consapevolezza di ogni movimento, odore, sapore e rumore è aumentata in modo molto piacevole.

Il silenzio ha fatto emergere la voce del cuore e di quel sacro che non sentivo da un po’. “Rest in stillness” (tr. “riposa nella calma”) è quello che Burgs ci ripete durante la meditazione. Scommetto che già solo questa espressione fa’ venire un po’ di prurito e voglia di muoversi.

Ma è proprio il rimanere fermi con il corpo immobile ed un respiro lento e profondo che comincia a farci vedere attraverso le increspature. Il cuore diventerà come uno specchio che riflette esattamente le cose come sono, e non le distorce.

Cerchiamo instancabilmente la completezza, quel qualcosa “in più” che ci farà sentire completi e sereni, forse felici. Accettare e permettere che l’esperienza sia così com’è, senza controllarla, ma vivendola per quello che è. Lasciando andare la nostra mente analitica. Senza aggiungere la nostra personale narrazione. Un viaggio verso Casa

Nicoletta Riccardi.

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